A proposito di tango… ritengo che ogni tanto sia il caso di fermarsi ed interrogarsi sui grossi temi abbandonando la superficialità delle discussioni da social network.

Per questo motivo per parlare di questo argomento ho deciso di abbandonare Facebook che poco si presta a riflessioni lente e serene, essendo lo stesso vittima della velocità dello scroll delle pagine.

Ho recuperato in rete una massima del ballerino e milonguero Carlos Eduardo Gavito che in relazione al titolo di questa riflessione si esprime in questo modo:

L’uomo dovrebbe sapere che balla per lei, e così facendo, la fa sentire una regina.

Solo allora sarà un Re.

Dal pensiero di Gavito si possono estrarre 3 indicazioni sulla relazione tra maschile e femminile.

  1. L’uomo ballando per la donna, si pone al suo servizio e cosi facendo;
  2. la fa sentire una Regina;
  3. Solo allora sarà Re.

Nello “schema” di Gavito la relazione tra maschile e femminile nel tango segue una traiettoria ben precisa che possiamo così sintetizzare.

Il maschile serve il femminile. Così facendo lo esalta e valorizza. Dall’innalzamento e dalla valorizzazione del femminile ne deriva un innalzamento del maschile.

A riguardo alcune domande mi sorgono spontaneamente:

  • Possono esistere le regine senza un ballerino che le esalti?
  • Possono esistere i re senza una ballerina che si senta una regina?

All’apparenza seguendo la traiettoria del pensiero di Gavito il tango non lascia molto spazio alle auto celebrazioni. Non ci sono spazi per regine senza re ne spazi per re senza regina. Il maschile che si mette al servizio del femminile secondo Gavito è elemento fondante per il tango.

Queste riflessioni sarebbero le stesse anche se si trattasse di una coppia omosessuale, poiché volutamente dall’inizio dell’articolo sto parlando di maschile e femminile riferendomi alle energie che si incontrano e si confrontano nel tango.

Sempre per proseguire la ricerca mi sono imbattuto nello scritto di una donna, Elisabetta Muraca (psicoterapeuta e milonguera), che nel suo libro “Nell’abbraccio del tango” a pagina 26 prendendo a prestito le parole di Tiiu Bolzmann (anche lei psicoterapeuta tedesca esperta in costellazioni familiari) che vede il tango come un esempio dell’ordine dell’amore tra uomo e donna e nel lavorare con le coppie prende spunto da questa affermazione:

La donna deve seguire l’uomo e l’uomo deve servire la donna.

Anche in questo caso viene proposta una relazione precisa:

  • la donna segue;
  • l’uomo deve servire la donna.

Anche in questo caso, pur da un punto di vista diverso si ripropone lo schema per cui il maschile è al servizio del femminile che per contro segue.

Questa traiettoria è ancora più brutalmente semplificata:

il maschile è al servizio del femminile che segue.

Se prima abbiamo visto come nel tango non ci sia spazio ad autocelebrazioni per cui non esistono regine senza re e re senza regine, ora altre domande si affacciano all’orizzonte:

  • Può esistere un maschile al servizio di un femminile che non segue?
  • E se il femminile guida il maschile segue? Gli interessa seguire?

L’autrice del libro prosegue ampliando il concetto parlando di “dare e prendere” datosi che nell’abbraccio c’è uno scambio continuo tra il dare ed il prendere in quanto entrambi danno e prendono. La ballerina riceve attivamente l’impulso e lo trasforma in movimento e, attraverso questo movimento, si inizia un nuovo impulso, che a sua volta provoca un nuovo movimento. In questo modo si genera il movimento nello spazio condiviso.

Estendendo il concetto, secondo l’autrice la donna prende dall’uomo qualcosa che lei non possiede e lo utilizza a modo suo, questo fortifica la sua femminilità. Anche l’uomo prende qualcosa dalla donna che egli non possiede e lo utilizza a modo suo e ciò fortifica la sua mascolinità. Entrambi guadagnano qualcosa grazie all’altro.

Quest’ultima affermazione sembra riportarci nuovamente al pensiero iniziale di Gavito in cui il maschile al servizio del femminile fa sentire il femminile una regina e così facendo lui sarà un re.

Senza voler analizzare le dinamiche che si creano quando in pista si formano coppie delle stesso sesso, ritengo che sia comunque fondamentale interrogarsi sulle dinamiche che esistono tra maschile e femminile nel tango, poiché la scarsa presenza di donne dell’inizio di questa danza che costringeva gli uomini ad esercitarsi tra di loro, oramai da tempo ha invertito le proporzioni con un sovrannumero costante di ballerine.

Se da un lato posso comprendere le logiche commerciali che fanno si che esistano sempre più corsi di tango a schema libero per quello che riguarda i ruoli (d’altronde se ci si ritrova con le classi sempre strapiene di donne bisognerà pur inventarsi qualcosa), dall’altro lato devo tendere l’orecchio alle tante ballerine che sempre più spesso lamentano la “latitanza” dell’uomo.

Credo che ognuno avrà risposto alle domande di sopra secondo la propria indole, ma mi piace ripetere qui le domande a fine articolo come spunto di riflessione:

  • Possono esistere le regine senza un ballerino che le esalti?
  • Possono esistere i re senza una ballerina che si senta una regina?
  • Può esistere un maschile al servizio di un femminile che non segue?
  • E se il femminile guida il maschile segue? Gli interessa seguire?

Aspetto di conoscere i Vostri punti di vista. Buon tango.

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