Arrivano i primi due. Arrivano gli ultimi due.
Una quarantina tutti insieme, un bel gruppo.
E’ il debutto di chi ha deciso di mettersi in po’ in gioco, perché cominciare un corso di tango è anche soprattutto questo:mettersi un po’ in gioco.
Uscire dalle righe.
Dalle solite note della vita di ogni giorno.
Ascoltare altre note e vedere dove queste note ci portano se iniziamo a seguirle ballando ballando.
Soprattutto ballando non da soli.
Ci sono quelli che
…non sento il ritmo
…sono un legno
…non ho mai ballato niente
…sono goffa
…non so camminare sui tacchi
…ho il bambino a casa
…non ho un partner
…aspetto un amico
…mi devo organizzare
…come mi devo vestire
…non ho le scarpe
…sono in ritardo
…è la prima volta
…è la terza volta che ricomincio
…è tanto che ci penso
…accompagno solo la mia amica
…guardo solo
Guardo solo è la scusa che vale meno: – mi dispiace, ma se sei qui, provi.
Una regola di vita: provarci.
Soprattutto quando non hai davvero niente da perdere.
La prima lezione di tango va molto al di là del puro ballo: devi neutralizzare tutte queste scuse, scuse reali, perché spesso e volentieri sono le paure “di sempre”che improvvisamente diventano tangibili, il confronto con l’altro e gli altri uno specchio inevitabile.
Ma perchè evitarlo quando scopri che in fondo puoi specchiarti, vedere l’immagine riflessa con riflessi che mai avresti immaginato perchè scopri che puoi.
Puoi ascoltare la musica anche tu.
Puoi camminare.
Puoi sorridere al tuo compagno di ballo casuale di stasera.
E lui ti ricambia il sorriso.
E il piacere del ballo inizia proprio da lì.
 
Scritto ritrovato tra miei vecchi appunti di tango.
Dedicato a tutte le scuole di tango argentino di Bologna.
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